sabato 22 settembre 2018

"Procida racconta, Sei autori in cerca di personaggio”


Uno torna sempre,
al suo vecchio posto,
dove amò la vita..
canta Vinicio Capossela in “Le semplici cose”.

Questa è la canzone che mi tornava in mente durante la lettura di "Procida racconta, Sei autori in cerca di personaggio”.
Il richiamo di casa, di Procida, piccola isola del golfo di Napoli, quasi dimenticata sulle cartine geografiche, le radici e la semplicità di quella vita sana e dai ritmi lenti ha fatto da colonna sonora alla mia lettura.
Un piccolo volume di circa 60 pagine, la quarta edizione di un festival organizzato dalla libreria Nutrimenti e diretto da Chiara Gamberale mi ha accompagnata durante il volo per Dublino, città in cui adesso vivo.
Mi sono sentita coccolata, compresa, è come se avessi viaggiato con qualcuno che conoscessi da una vita; certo, alcuni dei personaggi descritti li conosco per davvero, ma non è stato solo questo: l’atmosfera, le strade, immagini e suoni rievocati mi hanno fatto dolcemente compagnia, come una carezza prima di andare al letto.
Sei storie di uomini e donne comuni, scelti, individuati da un’intuizione, un’empatia naturale fra autore e personaggio.
Sei autori che, distinguendosi nella penna, sono riusciti a scorgere qualcosa da uno sguardo, un sorriso, un dettaglio che gli ha incuriositi, creando un racconto breve, come la storia di Nico che ha scelto di vivere e costruire il suo futuro fatto di passione per l’arte, l’insegnamento, l’impegno sociale, lì sull’isola, a dispetto delle difficoltà.
Riuscivo a sentire il rumore della sua vespa, la vitalità dei vicoletti, il chiacchiericcio di strada abilmente descritta dall’autrice che ne fotografa una parte mentre strappa un passaggio in vespa.
Storie diverse, come quella  di Giovanna, il suo Odi et Amo nei confronti di Procida, il porto sicuro da un lato, la gabbia che sta stretta dall’altro, il mare come orizzonte da conoscere e mai inteso come limite. (Quanto mi sono riconosciuta in lei!).
Lacrime e commozione nel leggere dei nostri padri, mariti e figli in mare, l’assenza, il peso dell’assenza che solo chi vive, conosce.
Volti e storie a me note e non solo, come l’interessante vita di Manuela Drora Stefanini, l’israeliana divisa a metà fra l’isola ed il medio oriente.
Una lettura scorrevole che consiglio non solo ovviamente ai procidani, ma a chiunque ami le cose semplici, buone, di una volta, come un pranzo della domenica, a casa, in famiglia.

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