Ciao a tutti, come state? Ogni volta avvicinarsi al computer è una vera tragedia, il caldo, il mare, gli amici, c'è sempre qualcosa che ci tiene..anzi mi tiene lontana, prima fra tutti anche mia madre XD, che si lamenta del tempo che passo al computer, ma che è essenziale se vuoi tenere un blog, e sono costretta a scrivere a mano le recensioni oppure sull' e-reader.
In ogni caso non è per parlarvi dei miei problemi che ho deciso di scrivere, ma oggi è sabato, e come da un paio di sabati a questa parte ho cominciato a parlare dei dieci diritti dello scrittore.
Il secondo diritto che abbiamo visto la settimana scorsa, non ha riscosso molto successo a mio parere, forse perché saltare le pagine non è qualcosa che un vero lettore farebbe? Ovviamente è una decisione abbastanza libera, ma ho letto con piacere tutti i vostri commenti e subito dopo questo post andrò a rispondere :).
Intanto vi lascio al terzo diritto, che forse farà storcere il naso a qualcuno o forse no: il diritto di non finire un libro.
Il terzo diritto è decisamente netto, forse più di altri, è drastico ma ovviamente non è proprio senza soluzione.
Il terzo diritto è quello di non finire un libro.
Ebbene si avete capito...anzi letto bene. NON. FINIRE. UN. LIBRO.
Qualcosa che a qualcuno potrebbe sembrare impossibile, forse addirittura un sacrilegio, ma che alla fine secondo Pennac è anche un nostro diritto non portare a termine un libro, .
Dopotutto la lettura è un piacere, è un hobby e come tale deve portarci ad occupare il nostro tempo piacevolmente e con gioia e non intrappolarci in una lettura che credevamo potesse interessarci e invece ci procura solo momenti di interminabile noia, insieme al primo appare quasi fuori dalla norma, un diritto in un libro che invoglia a non concludere la lettura (per non parlare del primo che addirittura ci offre la possibilità "di non leggere") sembra totalmente in antitesi all'idea e all'obiettivo di Pennac che nel suo romanzo, mettendosi nei panni del professore e del romanziere affronta il problema di stimolare i giovani alla lettura e considerare i libri amici e non macigni per fermare le porte.
Eppure Pennac non ci dice niente di totalmente giusto e niente di totalmente sbagliato, ma ci suggerisce semplicemente di affrontare solo letture che in qualche modo possano rientrare nei nostri gusti, perché la lettura è un piacere e non un obbligo e in quest'ottica il terzo diritto è decisamente giustificato.
Nel corso degli anni scorsi ho lasciato che molte letture mi incantassero con le loro promesse mal mantenute o del tutto disattese o con romanzi che erano fuori dalle mie possibilità e del tutto inadeguati alla mia età, ma che fortunatamente con il senno di poi sono riuscita a concludere e con grande gioia da parte mia, o ci sono libri che per i loro stile, contenuti e narrazione mi hanno spinto con mano gentile ma ferma a poggiarli sul comodino e a non riprenderli.
Non posso parlare, nel mio caso, di veri e propri abbandoni perché credo che in futuro riprenderò in mano quei libri lasciati a sé stessi per un paio d'anni e forse scoprirò o è meglio dire riscoprirò vecchi amici che potrò apprezzare a pieno.
In attesa che quel momento giunga, riposano tranquillamente in qualche placido angolino della mia libreria o di quella di mio padre un paio di titoli.
Camera con vista, La capanna dello Zio Tom, Il destino del Leone di Wilbur Smith (e con lui non solo l'intero ciclo dei Courteney, ma tutti i romanzi dello scrittore zambaiano che mio padre invece adora), Dalla terra alla luna - Intorno alla luna di Verne, Lady Susan della Austen e Pushing the limits della McGarry sono alcuni titoli che spero di riprendere appena possibile, non necessariamente in quest'ordine.
Secondo il mio modestissimo parere a volte è meglio abbandonare una lettura, perché non ci interessa e non ci ha preso sufficientemente, senza però toglierci la possibilità di una seconda chance, perché in fondo tutti la meritano e anche alcuni libri che con molta probabilità non avremo apprezzato a pieno se li avessimo letti a forza, con grande nostro disappunto nostro e loro, perché ogni libro può dare qualcosa a chi legge, che sia un emozione o anche semplicemente far suonare un campanello d'allarme e mettere in guardia il lettore "Ehi attenzione questo libro non fa per te".
Eppure Pennac non ci dice niente di totalmente giusto e niente di totalmente sbagliato, ma ci suggerisce semplicemente di affrontare solo letture che in qualche modo possano rientrare nei nostri gusti, perché la lettura è un piacere e non un obbligo e in quest'ottica il terzo diritto è decisamente giustificato.
Nel corso degli anni scorsi ho lasciato che molte letture mi incantassero con le loro promesse mal mantenute o del tutto disattese o con romanzi che erano fuori dalle mie possibilità e del tutto inadeguati alla mia età, ma che fortunatamente con il senno di poi sono riuscita a concludere e con grande gioia da parte mia, o ci sono libri che per i loro stile, contenuti e narrazione mi hanno spinto con mano gentile ma ferma a poggiarli sul comodino e a non riprenderli.
Non posso parlare, nel mio caso, di veri e propri abbandoni perché credo che in futuro riprenderò in mano quei libri lasciati a sé stessi per un paio d'anni e forse scoprirò o è meglio dire riscoprirò vecchi amici che potrò apprezzare a pieno.
Camera con vista, La capanna dello Zio Tom, Il destino del Leone di Wilbur Smith (e con lui non solo l'intero ciclo dei Courteney, ma tutti i romanzi dello scrittore zambaiano che mio padre invece adora), Dalla terra alla luna - Intorno alla luna di Verne, Lady Susan della Austen e Pushing the limits della McGarry sono alcuni titoli che spero di riprendere appena possibile, non necessariamente in quest'ordine.
Secondo il mio modestissimo parere a volte è meglio abbandonare una lettura, perché non ci interessa e non ci ha preso sufficientemente, senza però toglierci la possibilità di una seconda chance, perché in fondo tutti la meritano e anche alcuni libri che con molta probabilità non avremo apprezzato a pieno se li avessimo letti a forza, con grande nostro disappunto nostro e loro, perché ogni libro può dare qualcosa a chi legge, che sia un emozione o anche semplicemente far suonare un campanello d'allarme e mettere in guardia il lettore "Ehi attenzione questo libro non fa per te".
E voi invece? Quali sono i libri che sono in attesa di una seconda possibilità e quali invece pensate di abbandonare per non riprenderli più o magari più in là, quando i tempi saranno maturi per riaffrontare quella lettura?
N.B. Vi ricordo che associati a questi "Sabati con Pennac" vi è un giveaway che avrà luogo in settembre alla fine dei dieci diritti e permettere di avere una copia di Come un romanzo, per partecipare basta compilare il form del primo post dell'iniziativa, non occorre essere follower del blog per partecipare :). Qui per il primo post ;)
Sinceramente non sono molti i libri che abbandono perche mi sembra di commettere chissà quale reato xD Fra quelli che ho abbandonato e che non riprenderò c'è sicuramente breaking dawn. L'ho trovato noiosissimo, mi sono sforzata comunque di leggerlo ma quando ormai il traguardo era vicino (mi mancavano circa 100 pag) la noia ha avuto la meglio. Mentre per quanto riguarda i libri che ho intenzione di riprendere c'ho: l'isola di arturo e la casa degli spiriti. Me li aveva dati la prof di italiano da leggere in estate quando ero al liceo ma non mi sono mai piaciute le letture forzate e in ogni caso non credo fosse il momento per me di leggere quei libri. Ma in futuro sicuramente darò loro una nuova chance :)
RispondiEliminaSi anche a me appare un reato ma talvolta non riesco a finire il romanzo purtroppo...devo dire che solitamente non è perché non mi sia piaciuto, solitamente cerco comunque di finirli per poterli comunque recensire, ma è perché non sono dell'umore adatto per quel libro, infatti spero di riprendere tutti i miei libri in sospeso :).
RispondiEliminaOra passiamo al tuo commento *O*.
L'ISOLA DI ARTURO *o* oddio leggilo e fammi sapere cosa ne pensi.
Se hai qualche domanda sull'ambientazione fai pure...è ambientato sull'isola dove vivo e praticamente tutto a Procida ricorda l'Isola di Arturo (non a caso Procida è conosciuta in tre modi. L'isola di Arturo. L'isola di Graziella (Graziella romanzo di Lamartine) e l'isola del Postino :)).
Non mi piace molto lasciare libri avviati, mi sembra di avergli fatto un torto!
RispondiEliminaComunque ammetto di averlo fatto anche io un paio di volte, perché ci sono dei libri che non si riesce proprio a leggere.
Quindi, viva questo diritto e chi l'ha inventato ahahah