mercoledì 26 marzo 2014

Recensione: Le notti bianche di Fedor M. Dostoevskij

Buonasera gente,
ebbene si, sono viva e vegeta, e sono tornata. Dopo un mese "infernale" durante il quale ho avuto il tempo di leggere solo un libro, quello di Probabilità e Statistica, torno a "rompervi" un po' le scatole, proponendovi una recensione che dovevo pubblicare da tempo ma che non avevo mai il tempo di scrivere, e avevo anche le idee chiarissime a riguardo (figuriamoci!?!??!) .
Non si possono avere dubbi quando il libro da recensire un classico della letteratura russa del 1800 e quando c'è Fedor Dostoevskij con il quale credo a breve inizierò una relazione serie, duratura...direi eterna.
Il libro in questione è il racconto "Le notti bianche" che mi ha stregato anima e corpo e spero che anche voi decidiate di leggerlo qualora non l'aveste già fatto...davvero...non credo di essere la prima a dirlo e non sarà neanche l'ultima, mi unisco al coro degli entusiasti (seguire il branco in questo caso va fatto!): leggetelo vi supplico!!

E' tutto, ci sentiamo al prossimo post ;)!


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Le notti bianche di Fedor M. Dostoevskij
Casa Editrice: Oscar Mondadori
Anno di pubblicazione:1848
Pagine: 124


TRAMA:Il tema del 'sognatore romantico', dell'eroe solitario che - come l'"anima bella" schilleriana che vive nel regno dell'ideale e dell'utopia estetica più astratta - trascorre i suoi giorni immerso nella dimensione del sogno, in un paradiso di illusioni, malinconicamente sofferente e lontano dall'incolore e consueta realtà dell'esistenza quotidiana, percorre come un filo di Arianna questo racconto. In una notte bianca, crudelmente reale, passeggiando solitario l'eroe del racconto incontra sul lungofiume una ragazza che risveglia in lui il sentimento dell'amore - il simbolo della temuta vita reale -, e coraggiosamente egli decide di fuggire dal regno dei sogni, e delle fantasticherie in cui trascorre i suoi giorni, aprendosi alla vita. Ma quando la ragazza gli rivela di amare un altro, la sua speranza svanisce, annullata dalla crudele vendetta del destino, ricacciata nella dimensione del sogno, a un tempo capace di dare felicità e sofferenza. Un regno delle illusioni che è anche metaforicamente simbolo del male.


Recensione

Leggere "Le notti bianche" era nei miei piani quest'anno, e vi assicuro che sono felicissima di averlo fatto. La lettura è durata un po' più lunga del previsto a causa dello studio, ma è stata una delle letture più intense e appassionanti di questo periodo.
Procediamo, però, con ordine.

"Le notti bianche" è un racconto di Fedor Dostoevskij, ambientato a San Pietroburgo. Il racconto si apre su una notte stellata della splendida città russa sul Baltico. Una notte come nessun altra al mondo, dove il protagonista si chiede se sotto un cielo di tale bellezza possano esistere persone irritate o capricciose. E da ciò inizia il mondo del sognatore, una figura affascinata da ogni persona, dalle loro vite, che vive in un mondo di illusioni, o che dovrei dire "sogna" o dorme nel mondo, che vive una vita non reale, priva di razionalità, mentre osserva le vite reali degli uomini della sua città.

La figura del sognatore è chiusa nella sua realtà irreale, nel suo sogno dove irromperà per un breve ma intenso istante la giovane e bella Nasten'ka, che "sveglierà" il giovane dalla sua vita di sognatore per alcune brevi ma intense sere passate a passeggiare per le strade solitarie ma affascinanti di San Pietroburgo.

E' la vitalità di Nasten'ka a conquistare il giovane sognatore con la quale si aprirà per qualche notte, una vitalità che ammalia anche chi legge. E' una lettura breve, poche pagine ma di un'intensità sublime e quasi incomparabile. Non so cosa sia stato a conquistarmi, se l'ambientazione notturna, il sognatore e i suoi dialoghi, lo stile di Dostoevskji o forse tutte queste cose messe insieme che hanno reso un piacere e un dolore la lettura di questo libro.
Immergersi nella vita del sognatore è come un tuffo in apnea, ogni dialogo va letto in un fiato, apprezzando a pieno il flusso di pensieri che ti trascina sempre più in profondità, tentando di strapparti il respiro.

Fedor Dostoevskij in questo piccolo racconto è molto attento all'ambientazione, ma più di ogni altra cosa privilegia i dialoghi e le idee. Le descrizioni non sono mai eccessivamente lunghe e noiose, e ciò che forse lo differenzia è il ruolo del lettore, che viene coinvolto nella narrazione, interpellato in prima persona, facendosi che esso si senta parte del racconto, come se fosse egli stesso il narratore e favorendo così una visione a tutto tondo dei fatti.
Di Dostoevskij è stato il mio primo tentativo, un modo per approcciarmi alla narrativa ottocentesca russa che mi ha sempre intimorito, ma l'incontro è stato esplosivo,e non vedo l'ora di leggere altro e cimentarmi in qualche opera più complessa di questo scrittore, riscoprendo l'amore per i classici di questo periodo.

Voi avete mai letto niente di Dostoevskij o di qualche grande autore russo? Se si cosa? Cosa avete amato alla follia? C'è qualche titolo che suggerite?

3 commenti:

  1. anch'io ho adorato questo libro <3 è l'unico dell'autore che ho letto, ma da quando l'ho letto è entrato nel mio cuore *-*

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  2. E' da tempo che mi frulla nella testa il pensiero di leggere un libro di Dostoevskij, e credo proprio che aggiungerò questo nella mia wish list! *-*
    Ottima recensione!

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  3. Bellissima recensione complimenti!!! ^^
    Anche a me è piaciuto tantissimo questo volumetto, ha risollevato un po' il rapporto tra me e Fedor che si è creato dopo aver letto Delitto e Castigo!
    Piacere son Ilaria, una nuova follower!!Carinissimo il tuo blog! ^^
    A presto

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